Coaching

Secondo la definizione EMCC (European Mentoring and Coaching Council): “Il coaching è un processoprofessionalmente guidato che incoraggia i clienti a massimizzare il loro potenziale personale eprofessionale. Il coaching è un processo strutturato, intenzionale e trasformativo che aiuta i clienti avedere e sperimentare modalità alternative per migliorare le proprie competenze, la capacità decisionalee la qualità della vita. Coach e cliente lavorano insieme in una relazione di partnership, mantenendo lamassima riservatezza. In questo rapporto, il cliente è l’esperto dei contenuti e delle decisioni, mentre ilcoach è l’esperto nel guidare il processo in modo professionale.”

Secondo gli standard EMCC, il coaching si basa su alcuni principi che suonano quasi rivoluzionari: la relazione è paritaria (niente guru illuminati che ti guardano dall’alto), il cliente è considerato naturalmente creativo e pieno di risorse (sì, anche tu che pensi di non avere idea di cosa stai facendo), e il focus è sul presente e futuro piuttosto che sul passato. Insomma, basta piangere sul latte versato – guardiamo dove vogliamo andare.

Il bello è che il coach non ti dice cosa fare. Non è tuo padre, non è il tuo capo, non è nemmeno Google. Ti fa domande che ti fanno pensare “cavolo, perché non ci avevo mai pensato prima?” e ti ascolta davvero – cosa che, ammettiamolo, capita sempre meno spesso nella vita.

L’EMCC ha anche creato una scala con 4 gradini di competenze (dal Foundation al Master Practitioner) perché evidentemente anche nel mondo del coaching c’è chi vuole le stellette. Io sono al terzo, Senior Practitioner.

Ma il punto vero è l’etica rigorosa e la supervisione continua – perché manipolare le menti altrui richiede un certo senso di responsabilità.

La cosa interessante è che il coaching non è terapia (non si scava nel trauma dell’infanzia), non è consulenza (niente powerpoint con le soluzioni pronte) e non è training (niente lezioncine frontali). È più come avere un compagno di palestra per la mente: ti sprona, ti tiene conto, ma i pesi li sollevi tu.

Alla fine, l’EMCC ha capito una cosa semplice ma geniale: dentro ognuno di noi c’è già tutto quello che serve. Il coach è solo quello strano tipo che ti aiuta a trovare l’interruttore della luce in una stanza che pensavi fosse buia.