Lo so, può suonare brutale. Ma quante volte hai visto qualcuno salire su un palco — o anche solo davanti a una sala riunioni — e diventare la versione aziendalmente più noiosa di sé stesso? Slide come scudo. Voce piatta. Sguardo basso. Zero impatto.

In azienda ci hanno insegnato a spiegare, giustificare, dimostrare. Ma se ti mettono su un palco TED e provi a fare lo stesso… sembri un algoritmo vestito da essere umano.

E viceversa: se ti presenti a una review di budget con un aneddoto commovente sulla tua infanzia… beh, spero almeno che la tua infanzia sia interessante.


L’intenzione cambia tutto

Una business presentation serve a far decidere. Un TED Talk serve a far cambiare idea. Sottile differenza? Neanche per sogno.

Nel primo caso cerchi un “sì”. Nel secondo, una “wow”.

La presentazione aziendale è un tool. Il TED è un regalo. E se li confondi, rischi di fallire in entrambi i casi.

Contenuti: non tutto quello che conta si può contare

Nel business: numeri, proiezioni, KPI, percentuali. Nel TED: idee, esperienze, connessioni.

Occhio però: anche il TED non è Disneyland. Se dici solo cose ispirate ma confuse, la gente applaude per gentilezza — e poi ti dimentica. E anche il business ha bisogno di senso, non solo di Excel.

Serve concretezza nei TED. Serve storytelling nelle boardroom. Punto.

Stile: meno postura, più presenza

Sul palco TED ti chiedono autenticità. In azienda ti chiedono affidabilità.

Ma nessuno ti chiede di essere finto. Il vero problema non è se stai fermo o ti muovi, se hai le slide o no. Il problema è se sei connesso a quello che dici. Se ci credi. Se si vede.

Altrimenti puoi anche aver letto tutto Nancy Duarte e Chris Anderson… e sembrare comunque uno che ha imparato il discorso dal bignami.

Slide: chi comanda, tu o loro?

In azienda, spesso comanda il PowerPoint. Nel TED, se comanda il PowerPoint sei già fuori.

Le slide servono. Ma se leggi le slide… meglio che le mandi via mail. E se non hai nulla da far vedere che sia davvero utile, non mostrarlo.

Nel dubbio: meno testo, più immagini. Meno elenco, più metafora. (Nessuno si è mai commosso davanti a una bullet list.)

Pubblico: chi hai davanti?

Nel business: pubblico spesso obbligato, distratto, già altrove con la testa. Nel TED: pubblico curioso, ma con soglia dell’attenzione da TikTok.

In entrambi i casi vale una regola aurea: il pubblico sente se stai dando qualcosa o cercando di vendere te stesso.

La differenza tra “sto parlando” e “sto condividendo” è sottile. Ma si sente. Eccome se si sente.

Cross-over utile (senza travestimenti)

Dal TED al business:

  • Racconta un’idea, non solo un piano.
  • Usa immagini mentali, non solo grafici.
  • Metti dentro qualcosa di te (senza fare terapia di gruppo).

Dal business al TED:

  • Vai al punto: niente voli pindarici.
  • Se citi qualcosa, che sia verificabile.
  • Fatti leggere anche da chi non ti ama: se ti capisce lui, hai vinto.

In chiusura: tutto parte dalla voce

Non la voce che esce dalla tua bocca. La voce interna. Quella che ti chiede: “Perché sto parlando? Perché ora? Perché proprio a loro?”

Ogni presentazione — TED o business — è una forma di relazione. Non stai trasmettendo dati. Stai cercando un impatto. Uno scambio. E se non lo senti tu per primo, non lo sentirà nessun altro.

Quindi, la prossima volta che prepari uno speech, fatti un favore: Smettila di chiederti cosa devo dire. E chiediti cosa voglio che resti.

Il resto — slide, tono, durata — è solo packaging.