Contrariamente a quanto si pensa, il dilemma dell’albero non è una riflessione zen, bensì è stato formulato da George Berkeley, un vescovo irlandese del ‘700. La filosofia di Berkeley negava la materia e, in particolare, il significato che ad essa attribuivano i filosofi contemporanei. Nella sua critica alla scienza, Berkeley sosteneva che gli oggetti esistono solo in quanto percepiti. Dunque, se un albero cade in una foresta e nessuno lo sente, non fa rumore.

A dare una spiegazione scientifica ci aveva già pensato la rivista Scientific American nel 1884, che dimostrò razionalmente che l’albero che cade, in effetti, non fa rumore, poiché è vero che la caduta produce le suddette vibrazioni dell’aria, ma solo con un sistema uditivo, può assorbire le vibrazioni, attraverso l’orecchio, e trasdurle in suoni, grazie al cervello.il Mondo, come lo percepiamo, è solo il frutto di una nostra personale interpretazione

Il mondo, come lo percepiamo, è solo il frutto di una nostra personale interpretazione.

“Ciò significa che il Mondo, come lo percepiamo, è solo il frutto di una nostra personale interpretazione.” Così conclude Stelicious nel suo blog. Non chiedetemi chi sia, l’ho trovato grazie a Google.

Ma a me piace di più la versione nella quale Roberto Marias, protagonista del libro “Il silenzio dell’onda” (Gianrico Carofiglio) si sente fare la stessa domanda dal suo psichiatra nel corso di una seduta: “Se un albero cade in una foresta e nessuno lo sente, fa rumore?”

Carofiglio fa dire al medico che “E’ un antico problema zen. La funzione dei problemi zen – koan si chiamano – è di porre l’allievo di fronte alla contraddittorietà del reale, al suo carattere paradossale. Servono ad attirare l’attenzione sulla molteplicità delle possibili risposte ai problemi dell’esistenza e mirano a risvegliare la consapevolezza. Pensare alla questione dell’albero nella foresta deserta può indurla a riflettere”.

Risvegliare la consapevolezza

Roberto, il paziente, allora chiede: “E cosa significa?”

La risposta che ottiene non è quella che sperava: “Difficilmente un maestro zen risponde a una domanda così diretta. L’idea è che l’allievo, cercando la risposta esatta, raggiunga sé stesso. Cioè, appunto, la consapevolezza.”

Ognuno – in questa storia – ci veda quello che ritiene più appropriato. Ad ogni modo, lo zen e il vescovo irlandese concordano sulla risposta: non fa rumore.