In questo periodo i manager, e tutti coloro che hanno responsabilità di gestire persone, portano nelle sessioni di coaching le loro enormi difficoltà. Hanno il peso di condurre il loro team attraverso una tempesta perfetta. Le competenze e le risorse di sempre non bastano. È il futuro stesso a essere in discussione.

Per guidare un team bisogna ispirare le persone. Ma questo non è uno dei tanti articoli sulla leadership. Cioè, solo marginalmente. Warren Bennis e Robert Thomas in un articolo del 2002 su Harvard Business Review ci parlano della “tempratura” dei leader.

La tempratura è una prova severa, un evento spesso traumatico, mai pianificato. Cercando sulla Treccani il verbo temprare si legge:

“Rendere forte o più forte, rendere saldo fisicamente o spiritualmente: le sventure temprano gli animi; temprarsi: è nella difficoltà che si tempra il carattere… un uomo temprato a tutte le fatiche; animo temprato dalle sofferenze; un carattere ben temprato.”

Bennis e Thomas ci raccontano che le caratteristiche del leader sono le stesse mostrate dalle persone “comuni” che hanno superato una prova drammatica. Ecco che il discorso ci riguarda tutti.

Quello che stiamo vivendo è una di quelle prove? Stiamo pensando di non farcela? Che le difficoltà sono superiori alle nostre forze? Che quasi tutto è fuori dal nostro controllo?

Molti conosceranno una tecnica presa dalla PNL che si chiama “mapping across”, mappare le competenze da un campo all’altro. Come mi capita di proporre in alcune sessioni di coaching, proviamo a rievocare un momento drammatico della nostra vita: la perdita del lavoro, una malattia grave, la rottura di una relazione importante, la perdita improvvisa di una persona cara…

A quali risorse personali abbiamo attinto? Quali di queste risorse potremmo utilizzare oggi? Spesso, molto spesso, ci rendiamo conto di aver superato momenti traumatici. Eventi che ci hanno temprato.

Ora pensiamo agli altri. Conosciamo la storia di qualcuno vicino a noi che ha superato una difficoltà grave? Sappiamo come ha fatto? Abbiamo mai ascoltato veramente la sua storia? Condividere le nostre storie personali, soprattutto quelle che hanno lasciato ferite profonde, ci avvicina agli altri. Ci mostriamo vulnerabili e scopriamo quante cose abbiamo in comune.

A proposito, sapete che l’uomo è un animale “neotenico”? Ne parlano sempre Bennis e Thomas, ma preferisco rifarmi a uno psicoterapeuta italiano, Carlo Bertorello.

Il concetto di neotenia (dal gr. νέος “nuovo, giovane” e τείνω “tendo”) deriva dalla biologia dello sviluppo e denota la conservazione negli adulti di una data specie, di caratteristiche fisiologiche e morfologiche proprie del periodo giovanile. In altre parole, l’esemplare della specie neotenica viene al mondo fortemente immaturo e conserva per tutta la sua vita caratteristiche del periodo giovanile. L’intelligenza neotenica che deriva dalla nostra immaturità alla nascita e dal conservare per tutto lo sviluppo le caratteristiche fetali (per esempio la plasticità neuronale) è proprio ciò che permette di mantenere per tutta la vita la capacità di essere creativi.

Attingiamo a questa intelligenza! Questo è il momento giusto per farlo.