Quotidianamente il linguaggio della musica si intreccia con il linguaggio che descrive la nostra esperienza: quando diciamo “sono in disaccordo con te” stiamo parlando anche in termini musicali.  Anche senza conoscere la teoria musicale, anche se non sappiamo suonare uno strumento o cantare in modo intonato, intuitivamente sappiamo come è “essere in accordo”. Possiamo sentire la “stonatura” in un discorso, cogliere un “tono” che non ci piace, sperimentare un “buon ritmo di lavoro”.

La musica è armonia, ritmo, melodia e il suo ascolto e la sua espressione (cantare o suonare) ci consente di fare un’esperienza profonda. Consente di scoprire l’armonia, il ritmo e la melodia insiti in ciascuno di noi, aspetti fondamentali che ci costituiscono e che spesso non sappiamo più di possedere; ancor meno siamo in grado di riconoscere negli altri.

Ascoltare musica, cantare, suonare fa bene al corpo e alla mente, ci riconnette alla nostra naturale armonia. Diversi studi hanno evidenziato come la musica può aiutarci da un punto di vista mentale, emotivo ed energetico. Facendo musica si attiva nuova energia che ci può consentire di vedere le cose più chiaramente, ascoltare più attentamente e prendere le decisioni con maggiore lucidità. La musica ha il potere di connettere armoniosamente il nostro corpo, le emozioni e la mente.

Daniel Levy, musicista, pianista, educatore e fondatore dell’Accademia Internazionale di Eufonia, da molti anni studia gli effetti dei suoni e della musica sulla psiche umana. Da tempo è impegnato a diffondere in differenti ambiti sociali l’educazione all’ascolto spiegando come imparare ad ascoltare porta la mente ad aprirsi a nuove idee e a nuove soluzioni, ad arricchire la persona.

Levy sottolinea come l’educazione all’ascolto sia un’abilità che è indispensabile per chi occupa posizioni di responsabilità: genitori, insegnanti, partner, medici, manager, ecc. Levy ha a lungo indagato su come funzionano i gruppi a livello di funzione all’ascolto.

In un’intervista Levy dice: «si è visto che dopo alcune determinate esperienze dal punto di vista dell’ascolto, quell’essere umano che poi dovrà decidere e dare precise indicazioni per uno sviluppo, una soluzione, addiviene a una nuova consapevolezza del proprio ruolo e delle altre persone. Il tutto in modo evidente, in pochissimo tempo, addirittura senza tecniche precise, semplicemente variando la possibilità, la caratteristica dell’ascolto e avendo esperienze insolite. Accade semplicemente che si riesca a capovolgere la propria visuale, cercando di vedere il tutto da un’altra prospettiva, sentendo che c’è una nuova energia in gioco che stranamente c’entra con l’ascolto».

Risulta ormai assodato che è importante impegnarsi a far sì che il funzionamento di un gruppo (o di una coppia, o di genitori/figli e così via) e le decisioni che saranno prese, provengano dall’ascolto, e non da una sordità che abbiamo sviluppato in rapporto alle cose. Quando parliamo usiamo costantemente il suono senza renderci conto che non è solo aria, ma una vera sostanza. Se dico una parola non giusta, il mio interlocutore reagirà: una parola, un suono, un tono, possono rendere una persona molto felice o molto infelice.

Più si ascolta più si è aperti verso gli altri, e più, proprio a livello fisico, i neuroni interessati si collegano in modi diversi e maggiori, superando i confini ristretti che ci impongono invece i nostri “censori” automatici.

Così come l’udito ci è indispensabile per l’equilibrio corporeo (un problema al labirinto uditivo ci porta a cadere), così sapere ascoltare ci può portare ad un equilibrio relazionale.

Un accordo musicale è energia che interagisce creando coesione e armonia.